Il Papero – backup

Un grande attore, cosí bravo da farti sembrare che recitare sia una cosa semplice; come bere un bicchiere d’acqua.

Intorno a me, su un livello d’osservazione diverso da quello a pelo d’acqua quotidiano, vedo relitti galleggianti, rottami di persone che erano un punto di riferimento e non lo sono piú. Me ne dispiaccio.

(sabanas, si dice cosí "lenzuola" in spagnolo… sabanas… sabanas…  mmmmpff )

Cammino e trovo il mio peso sulle caviglie, mi sento stabile.
Non mi disturbate per favore, mi sento come un acrobata che dopo tante cadute finalmente il trucco gli riesce e non sa bene perché. Lasciatemi fare, dico io.

Guardo le cartoline appese alla parete. Ce ne è una con un tramonto infuocato sul Bosforo.
C’era Istanbul e c’è ancora. Passeggiare mano nella mano in scenari da incanto, cercando una torre dell’orologio nel quartiere dei fabbri.

Perchè devo stare chiuso qui dentro 330 giorni all’anno e scappare lontanissimo appena posso, fare chilometri e chilometri solo io e uno zaino sporco stanco logorato chilometri e nazioni e paesi tutti d’un sorso. Dico io: non si potrebbe viaggiare un po’ alla volta, con calma?

Eppure ognuno si prende la vita che gli tocca.