On giugno 13, 2006, in Senza categoria, by prepapero

Ida y Vuelta


sottotitolo: un pezzo con dedica


Got to survive.
Ci sono giorni, come oggi, che mi piazzo davanti alla tastiera ed è piú difficile scrivere.
È come voler far passare un cammello per una cruna d’ago – come diceva qualcuno.
Quasi impossibile.

Peró in questi giorni si è chiuso un capitolo, un piccolo mondo antico e -per me- lontano.
Chiuso sotto un cielo grigio, vicino ad una chiesa di paese e vicino ad una pasticceria aperta anche la domenica. Un mondo dove la tavola era sempre lunga e affollata, una piccola cucina e i visi sempre conosciuti. Nelle mani stringiamo il ricordo, perché solo quello c’è dato.

Ci stringiamo le mani e io il cuore, il cuore pieno, pieno di pensieri, con la certezza che quando da un lato si spegne una candela, da un’altra parte nasce un fiore. Stringo le persone a me vicine, sento che hanno bisogno di me. Mi ricorda tanto un treno preso una mattina di Dicembre, c’era la neve e le signore che parlavano dietro di me, come sempre, ma non era una mattina come le altre.

I volti e le foto mi tornano in mente in ogni momento della giornata, nel sonno, nella veglia del mattino.
Uno sguardo, un paio d’occhiali. Piccolo il borgo, piccolo. Le storie che finiscono in un cassetto, una casa che non sará piú come prima.

Riflettevo su questo qualche giorno fa, su un autobus canario, un anziano signore davanti a me, stringeva il suo bastone e sedeva guardando fuori dal finestrino una cittá che sicuramente ha visto cambiare.
Respirava e guardava. Mi sono immedesimato in lui, verso il capolinea, con i miei stessi occhi e con un corpo che non si è adattato al tempo. Mi sono sentito come lui per un momento, ho capito che la mia visione della vita si tramuterá nella sua, è solo tempo di qualche anno, qualche altra avventura pazza, poi arriverá la calma e la tranquillitá. E l’attesa del momento meno aspettato. Son sicuro che un ultimo pensiero è volato fuori dalla finestra, come un passerotto allegro, verso me.

"Se ha ragione la signora di Bangkok che guardava il mio neo, io finiró i miei giorni in terra straniera. Peccato, perchè c’è qualcosa di rassicurante nel morire lá dove si è nati, in una stanza di cui si conosce l’odore, lo scricchiolio della porta, la vista dalla finestra. Morire lá dove sono morti i propri genitori, i propri nonni, lá dove nasceranno i propri nipoti é come morire di meno. "
Tiziano Terzani – Un indovino mi disse

Si alza il vento che gioca con i miei capelli.
Chiudo gli occhi.
Mi mancherai.
Addio.

 

1 Response » to “”

  1. anonimo scrive:

    ti abbraccio caro…

    un nuovo fiore è sbocciato di sicuro.

    bacio

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