On aprile 25, 2007, in Senza categoria, by prepapero

Miti, frasi fatte e falsi dèi


Premessa: non é il caso di soffermarsi sui dettagli, questi sono momenti pieni di esistenza.

É da un paio di giorni che penso di ripubblicare il pezzo che segue, si chiama "Halloween" e lo scrissi vari anni fa.

buona lettura


Halloween

Colonna Sonora: Soft Cell - Sex Dwarf

no, non credo che verrò.me ne starò un po' in un tempio d'amore, mentre il tempo scroscerà via come un tuono, sentirò la pioggia sul suolo piangere. non c'è niente di speciale, i soliti brividi lungo la schiena, la consapevolezza di sempre di essere dentro me.chiudo gli occhi e stringo i pugni. 

la città quando piove è seria.le pubblicità dei profumi in vetrina.non piange, nè è triste come a molti sembra:è seria, compita e sull'attenti. resiste benissimo a qualsiasi sciocca scintilla di sorriso; ha in sè mille argomentazioni posate e ragionevoli per cui c'è poco, pochissimo da ridere.

la condensa sui finestrini degli autobus. ho sempre sognato che un giorno di questi l'autista dirottasse verso una destinazione ignota. e che nessuno se ne accorgesse.

scooter che passano in fretta nel pomeriggio idrorepellente cerato e spumeggiante di goccioline fredde. pieno autunno, due tre accordi e tutto si risolve. poi c'è la voce dei venti come spade sotto i vestiti. vediamo di non divagare.dicevo, i venti. i venti sono servi dell'urbe: disegnano brillanti tappeti di foglie striate verdemarrone sotto le mie vecchie scarpe grigie. sì, sono sempre le stesse. 

la mattina è così.partorire.

è entrare in un cuscino di nebbia, allacciarmi in fretta la cerniera e viavia infilarmi gli auricolari, passo dopo passo verso la stessa fermata di sempre.incrociare facce di nessuno nei soliti posti, seguendo gli schemi ormai metabolizzati e cancellati.e trovarsi sotto i portici a cantare "Dominion! Mother Russia! Mother Russia!" accompagnandosi con i movimenti della testa, del tronco. quasi ballando, via. oltre il perimetro di pietra dei palazzi piove ancora e pioverà. le pozzanghere e le auto inglobate nella placenta, nel traffico.

è passato un anno oramai. e ho deciso che non me ne importa, ho smesso di piangere con le spalle voltate. certo che sono belle immagini. un anno fa restavo le giornate a letto, a spezzarmi le braccia di ricordi, a pettinarmi le lacrime. 

restavo così immobile e fermo che immagino una parata di insetti che camminano sul mio corpo, semi morto. 

(hey baby girl hey sex dwarf!)

ma da dove escono queste frasi?con gli occhi spalancati, avvolto in una pesante coperta cammino su e giù per la casa; gli spazi sono dipinti di blu, pesanti i piedi si alternano sullo zucchero che la notte ha disperso nell'aria.

mi siedo sui letti, frugo nei cassetti usando le dita, fermamente aggrappato alla sicurezza della coperta. polvere foto e porcherie di questo mondo che mi lascia dentro oggetti soggetti e molte personalità difficili da dissociare. spengo il generatore di calore, ansimo appena, non mi sentiranno. 

scocco occhiate ai lati, nessuno.

in ginocchio scruto sotto i letti e gli armadi.apro le finestre, usciranno gli spiriti e una canzone color luna li accompagnerà all'inferno.

fuori si gela, persino i gatti sono scappati dalle frustate ghiacciate della notte. mi affaccio. nel cortile è comparso un grande bancone elicoidale fuxia e nero; è coperto di petrolio colpevole e sulla sua sommità è servita una cena per tredici invitati. tredici portate con tredici forchette coltelli, dorate e abbaglianti.

oh! nell'angolo destro del cortile sta un maitrê, nel suo costume caratteristico. indossa le mutande sopra le braghe.si esibisce in una polka zoppa di mezzanotte. 

[NdA: ovviamente tutti i diritti sono riservati, discreti e si fanno i cazzi loro.]


fonte

 

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