On aprile 22, 2007, in Senza categoria, by prepapero

Du nord au sud


sottotitolo: sin pararse

Barrio Gotico stanotte.
Stanotte bar del Barça, quello minuscolo in Carrer Avinyo, stretti contro le pareti a bere birra e grossi cocktail in bicchieri di plastica eccessivi. Aggettivi sulla strada bagnata dagli spazzini.

"Sin pararme… otra vé"

Per poi passare ad un bar clandestino nel silenzio dei vicoli, zitto, stai zitto, guarda il cielo muto.
guardalo e bacialo.
Compi un gesto estremo: taci.

"de nord au sud… sin pararme"

scivola un violino sulla notte che se ne va ma ancora per un po’ resta, resta con me a stringermi le spalle e a prepararmi le coperte. stai con me, resta sotto le coperte e abbracciami, o notte. tesoro, tesoro di notte, lascia che io passi la mano fra i tuoi capelli e fra i tuoi capelli perdermi come bimbo. nel segreto del giardino sussurrarti i miei segreti e piangere pioggia cristallo e vetri una domenica di sole. ma oggi è notte amore mio, copriti che fa caldo, una grande assurditá, é notte per sempre fino lassopra, fin dove la luce si perde, fino al castello del Montjuic… si vede il porto… una colazione al contrario prima di dormire e prepararsi alla realtá fumosa e scomposta… un grande fungo al rovescio: tutto cade fatte salve le spore. l’immensitá del mare e il riflusso delle onde scomposte, l’odore che c’era stanotte al MareMagnum sapeva di salsedine, quell’enorme yacht attraccato puzzava di ricco.

mangiavo, poco fa, e mi ricordavo della mia famiglia, di come Terzani scrivesse che morire dove si é nati é come se fosse morire di meno. Ed é terribilmente triste tutto ció, una tristezza profonda, un abisso, di quelle tristezze che quando sei piccolo non le comprendi, non le accetti.

Quello che mi ha sempre spaventato dei grandi quando ero piccolo era la dimensione che avevano le loro sensazioni. La loro forza nel fare le cose, i grandi vuoti che mi avrebbero risucchiato dalla forza che avevano. Ora che sto crescendo e che mi rendo conto di cose che prima non mi preoccupavano forse inizio ad averlo pure io quel vuoto interiore, quel vortice che risucchia.

"cuatro vientos… sin esfuerzos"

Come si fa a portarsi cotanto cadavere a spasso per la cittá? E dietro e ancora dietro per areoporti e province e strade. La sentenza piú lapidaria: non si scappa da noi stessi.
Restare e risolvere? O muoversi e cercare? Cercare ancora? Cercare dove?

Facciamo che mi prendo una pausa da me stesso – per lo meno.
Lasciamo sviolinare lo sviolinatore…

 

Comments are closed.

Siti per blog