On marzo 30, 2007, in Senza categoria, by prepapero

Torno a casa stanco,
il volto paonazzo, i capelli secchi e tirati, tenuti stretti dietro le orecchie. ho gli occhi vispi di chi non hai mai visto una persona per davvero. cammino come uno sciacallo affamato per le strade della cittá.

c’é un misto di fame e adrenalina in me.
entro nel negozietto sotto casa che l’amico pakistano tiene aperto fino alle undici e mezza.
entro e ci sono due donne, russe. hanno voglia di ridere, hanno l’aria di due prostitute da pochi soldi, con le ciabatte malandate e i lunghi capelli neri. parlano tra loro, ridono, si prendono gioco del pakistano per il suo hurdu cantilenante. io non ho nessuna voglia di ridere. compro il mio pane d’amianto, 50centesimi, ne stacco una punta e la mangio. esco, fra le membra di un mondo di cui mi fido ogni giorno di piú ma che ancora non capisco. esco, il pane in bocca non sa di un bel niente, ma è il meglio che si puó chiedere a quest’ora.

la prima cosa che metto in bocca la mattina è la colomba che mi é arrivata dall’italia.
a volte, quando sono ancora nel letto, guardo il cielo che Dio mi propone e gli mando un ok grazie.
la prima cosa che penso é il dolore. un dolore che associo quotidianamente al rumore di un aereo al decollo, sentito da terra. quel rumore immenso, grandissimo, spacca orecchie che raggiunge un rombo cosí assordante e cosí pieno da farti vibrare le interiora. e che sembra che non finisca mai. i motori sono al massimo e non sai mai quando arriverá l’apice del frastuono.

amo le strade in discesa. a volte scendo dalla metro in una stazione secondaria solo per farmi la strada che porta a casa in discesa. odio quel fruttivendolo all’angolo, con il negozio esposto e nessun punto di fuga. puoi vedere il prezzo dei kiwi senza entrare. e infatti non entro mai.

quando mi sveglio controllo la temperatura che c’é nella mia stanza, la mia sveglia lo segna sul display. non supera mai i 17gradi. e il rumore ruba gli spazi e mi sveglia. mi sono riconciliato con questa cittá, ieri notte dopo il programma. dopo tutto il male che mi ha portato e il bene che m’ha fatto. per tutto quello che ancora non capisco di Barcellona, per i bus, le persone, per quello che oggi era distratto e si è preso una mia spallata mentre io correvo verso il treno, per i nonnini sempre in mezzo, per i turisti, per le Ramblas, per Badalona e tutto il resto. ci siamo detti grazie. grazie e arrivederci. Barcellona capitolo 2.

A volte quando immagino come sará una situazione prima di viverla cerco di immaginare il peggio possibile. questo trae in inganno facilmente: l’immaginazione è razionale -Osho docet- purtroppo la Realtá è un non-sense. Per questo so che questo momento è reale, perché non ha nessun senso.

Spero che passiate un ottimo e sereno weekend.
Ottimo e sereno
Ottimo e sereno


 

2 Responses to “”

  1. ABS scrive:

    “A volte quando immagino come sará una situazione prima di viverla cerco di immaginare il peggio possibile”

    Pazzesco, lo faccio sempre anch’io! :O

  2. anonimo scrive:

    sis cerca lavoro fase 1 chiamerei la mia situazione attuale invece.

    ed è una situazione di merda.

    non va affatto.

    inizierò a lavorare pure meno nel weekend perchè al pub adesso viene meno gente.

    non va affatto.

    sis

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