On settembre 18, 2009, in Senza categoria, by prepapero

Fatti Odierni


(vignetta mia)

Tagged with:  

On settembre 15, 2009, in Senza categoria, by prepapero

Din Don
Comunicazione di servizio


Da oggi in casa siamo in due: io… e il topo.



Ebbene si’ siori e siore, dopo aver trovato in giro per casa cacca di topo ho avvisato la ormai sfinita signora-che-affitta-l-appartamento, di nome Chandra, cosi’ non devo ripetere tutte le volte sta tiritera e mi ha detto che oggi mi portera’ delle trappole. Gia’ mi immagino che bel risveglio una mattina alzarmi e trovarmi un topo morto stecchito in cucina.

Un risveglio boemio, un tocco di cacao sui miei giorni cosi’ panna e latte, una virgola viva nella poesia della vita. (Questa piacera’ a Mariano che gia’ si sta scompisciando dalle risarte, io lo so)

Ieri ho scritto e inviato un racconto sul mio viaggio in India per un concorso; ho stritolato, concentrato sei mesi in diecimila caratteri spazi inclusi. Incrociate le dita per me: se vinco ci sara’ da leggere e da ridere perche’ come premio ho chiesto che mi si finanzi il viaggio Pune – Novara via terra, sul quale creero’ un documentario.

Il racconto e’ dedicato al grande Giorgio Bettinelli, che scompariva il 16 Settembre 2008, praticamente un anno fa. E’ lui uno di quelli che mi ispira, quando parto.

Mi ricordo quando a Dicembre dello scorso anno tornai sul suo blog e appresi che era morto, in Cina, cinquantenne, mentre si approntava a scrivere un libro sul Tibet. Ci rimasi cosi’ male… era un amico lontano per me e ogni volta che torno su quella pagina mi commuovo leggendo i commenti di chi, come me, ha viaggiato assieme a lui sgommando sulle pagine dei suoi libri.

Brum Brum! Ciao Giorgio

Tagged with:  

On settembre 12, 2009, in Senza categoria, by prepapero

No, Yes.



Sai che inizia una possibile giornata "No" quando, dopo un buon risveglio rimembrando stralci di sogni calcistici (io che giocavo con Pirlo in allenamento e ci passavamo dei palloni perfetti) in un’ora si avvicendano i seguenti fatti: litighi con la ragazza che aveva dormito con te e le dici pure di andarsene, accendi il boiler per poter fare una doccia e nel giro di due minuti il boiler emette un fischio, uno schioppo e salta la luce.
Sbuffata di fumo dal bagno che invade la casa.

Ovviamente gia’ qualche giorno fa il boiler aveva dato dei segni di preavviso: alla fine della doccia avevo sentito puzza di bruciato e l’avevo spento. Avevo anche chiamato la signora indiana che si occupa di affittare la casa e -visto che quel giorno sarebbe venuta con l’elettricista per altri motivi- le avevo detto di controllare il boiler. Altrettanto ovviamente la sera l’ho richiamata per chiederle come andava il boiler e lei mi rispose
- Perfettamente, no problem.

Come volevasi dimostrare.
Visto che i collegamenti elettrici in India sono fatti contro ogni legge fisica, di sicurezza elettrica ma anche di comune buon senso mi immagino che dentro al portacavi in plastica ci sia un Van Gogh di cavi, scotch isolante e non, fili intrecciati e sputazza per incollare il tutto. Come dire, farci passare 220V da li’ e’ tutta una scommessa.

Anyway succede che dopo aver riavvisato la suddetta signora del disastro esco di casa per fare colazione.

Vado in un internet point per stampare un documento e cerco di pagare con una banconota da 500 rupie ( 9 euro), impossibile. L’amabile signorina del negozio non ha resto. E qui inizia la processione.

Vado all’hotel Yogi Tree li’ accanto, che fa pagare la stanza singola 1200 rupie a notte e mi dicono che -ahime’- neanche loro hanno resto, il che ha dell’incredibile ma dell’abitudinario. Giro per i negozi finche’ non mi decido a comprare qualcosa, del pane in questo caso, pago con le 500 rupie e nessuno batte ciglio, hanno il resto.

Tornando all’internet point per pagare trovo i dromedari che portano a spasso nei weekend, ornati di campanelli e drappi colorati per attirare gli sguardi distratti dei turisti, dei passanti.

Passeggiando verso casa incontro il commerciante di pietre preziose che mi saluta con una mano sul cuore, coperto dalla tunica bianca e col cappellino musulmano che da due passi mi chiede
- How are you? (Come stai?)

Piu’ avanti incrocio lo sguardo con il solito ricksaw driver che anche lui mi saluta e mi chiede se voglio un passaggio con un bello sguardo e un sorriso genuino.

E allora passa un po’ la nuvoletta nera che avevo sopra la capoccia; compro della frutta e della verdura, un ciuffo di basilico (!!!) per poche rupie e torno a casa.
Seduto sulla poltrona prendo a scrivervi le mie vicissitudini.

E’ sabato, e’ un sabato che ho ancora intenzione di godermi :)

Tagged with:  

On settembre 6, 2009, in Senza categoria, by prepapero

Trouble Man
Telegrammi da una domenica che sembra proprio una domenica: piatta, grigia, soffice e stanca.




Sento il fonico grattare di una radio del piano di sotto e vedo le immagini su internet dei precari che protestano in Italia contro i tagli alla scuola, la mancanza di lavoro.

Strano animale l’Italiano: vota Forza Italia e poi si lamenta per quello che fanno da vent’anni. Lo sanno anche i bambini di che pasta siano fatti quelli la’. E alla disgregazione di quel poco di buono che c’e’ in Italia (o c’era, ormai) si stanno applicando minuziosamente dagli anni ’90 ad oggi sotto gli occhi di tutti, non e’ un segreto ne’ un problema di interpretazione.

Ho divagato: volevo parlarvi della mia domenica.

Passato il festival di Ganesh, con il picco di venerdi’ sera con tanto di processioni multiple dei vari templi del dio-elefante, Pune riprende la sua calma, la sua forma e il suo sereno tran-tran da weekend. Leggo sul giornale che le processioni di quest’anno sono state le meno rumorose degli ultimi anni, con tanto di tabella di decibel a dimostrarlo e che gli idoli che si disperdono nel fiume stanno diventanto un problema per l’ambiente: durante il festival ogni famiglia compra o fabbrica una ciambellina galleggiante di plastica o di altro materiale e ci mette sopra una statuina di Ganesh e una candela e poi la disperde nel fiume (o in mare, come a Bombay).

Capite che fino a qualche secolo fa tutto questo aggeggio era fatto di foglie, legno e fiori, oggi e’ in plastica e qualche problema potrebbe esserci per l’ambiente.

Il punto e’ che la coscienza ecologica dell’indiano medio e’ vicinissima allo zero: direi almeno il 95% butta i rifiuti per strada senza nemmeno pensarci; anche sul treno i cestini mancano perche’ a cosa serve? c’e’ il finestrino che e’ sempre aperto e sempre disponibile a inghiottire i nostri rifiuti!

Purtoppo c’e’ grande inconsapevolezza riguardo a questi temi e di persone che a loro spese si portano appresso un sacchettino per la spazzatura aspettando di trovare un cestino ne ho viste poche, logicamente.
Recentemente ho notato che alcuni negozi non danno piu’ sacchetti di plastica, per cercare di arginare l’inquinamento che creano ma e’ una goccia in un oceano.

E’ divertente notare come in India
buttino la spazzatura con noncuranza, noi invece in Italia la mettiamo al Governo.


Tagged with:  

On agosto 25, 2009, in Senza categoria, by prepapero

Ma allora lo fate apposta
Storia di una cena, di un fattorino e di un piatto di gnocchi


Giunge la sera, o meglio, scende la sera e dopo una lunga giornata di lavoro decido di concedermi un piccolo lusso, un vizietto, un non-so-che, una cosa un po’ frufru: un bel piatto di gnocchi.

Per quanto possa sembrare strano anche in India ci sono ristoranti italiani ed alcuni di essi (non molti) (anzi forse pochi) sono decenti, hanno prodotti d’importazione, ci sanno fare. Uno di questi, "La pizzeria", e’ nello stesso quartiere dove risiedo (era tempo che non scrivevo "risiedo") e fanno consegne a domicilio.

"Free home delivery" c’e’ stampato sul menu a domicilio, consegna a domicilio gratis.
Iniziamo bene, penso io. Quando sbandierano che qualcosa e’ gratis e’ perche’ ti vogliono fregare in maniera piu’ subdola.
Ma tant’e', ho fame, ho voglia di gnocchi sono le 22.30 e alzo la cornetta, senza che Mondial casa mi aspetti.

Io - Pronto?
Presumibilmente cassiere della "Pizzeria"- Pronto?
- Si’, salve vorrei fare un’ordinazione.
- Si’ dica.
- Un piatto di gnocchi ai funghi e formaggio e una lattina di cocacola.
- Un momento…

E questo momento si protrare… ci sono rumori di fondo di gente che parla… (a volte e’ cosi’ quando la persona con cui hai parlato si accorge all’improvviso che il suo inglese non gli ha permesso di capire che cosa vuoi da mangiare, per cui si sta sbracciando per trovare un altro indiano con un inglese migliore attorno a se’) (cosa rara). Ma torniamo al silenzio. Dopo un dieci secondi gli dico

- Pronto?
Niente.

Dopo altro silenzio (tanto pago io) si riprende, incredibilmente conferma di aver capito tutto e mi chiede l’indirizzo. E qui altra pantomima perche’ dopo quattro mesi qui conosco meglio il mio quartiere io di qualsiasi indiano che viva nei paraggi e questo e’ un mistero fittissimo che non mi spiego.

- Indirizzo?
- Lane G, bla bla bla, (gli spiego pure a parole dov’e’ la mia via, visto che e’ tardi non voglio rischiare di perdermi i gnocchi, o che arrivino freddi).
- Ok, un numero di contatto?

Glielo do’ e mi infilo in doccia.
Quando mi sto asciugando i capelli mi chiamano.

-Si?
- [ parla in hindi]
- Non parlo hindi, parlo inglese.
- ok ok (mi passa un’altro) ( non c’e’ mai un solo indiano per fare una cosa, sono minimo due, spesso tre)
amico/ collega – [parla in hindi]
- NON PARLO HINDI, PARLO INGLESEEEEEE!
- ok, l’indi…rizzo… pre..ciso
- Lane G bla bla bla, ha capito?
- si’ si’

Dopo quindici minuti (quindi a tempo di record) suonano alla porta.

E’ il garzone con la borsa che contiene: una confezione in plastica con i gnocchi e una BOTTIGLIA DI VETRO DI COCACOLA. Ma a questo ci sono abituato, anche se la bottiglia costa di piu’ lascio passare, e’ tardi, ho fame.

Mi passa lo scontrino: 275 rupie: al cambio attuale 4.23 euro. Una sciocchezuola tra consegna, cocacola, piatto straniero in paese non troppo globale, ci sta. Prendo i soldi e gli passo 300 rupie. Lui mi guarda e mi fa
- Non ce li hai giusti?

Ora qui potrei aprire un capitolo, un blog, su quanto questa cosa sia comune in India. Circolano (dicono) pochi spicci e quelli che li hanno se li tengono stretti con i denti e non li mollano a meno che non siano in diretto pericolo di vita o minacciati di perdere il guadagno.

E io,
- No, non ce li ho giusti, possibile santo iddio che tu non abbia 20 rupie in tasca?
Ce le hanno tutti , anche i bambini.

E qui arriviamo al dunque. La faccia da pesce, lo sguardo fisso nel vuoto del corriere che fa finta di essere perso, fa finta di pensare "e adesso come facciamo?" come se fosse la prima volta che gli capita. Mi mostra un fascio di biglietti da 100 rupie che manco avesse assaltato una banca ma niente biglietti di 10 rupie. Ancora faccia da pesce a quintali.

Lo riguardo e gli dico,
- Ok, vai. Va bene cosi’.
E per un attimo si finge pure sorpreso!
Quando ci si mettono questi sono peggio della mafia, organizzatissimi e sai sempre cosa aspettarti.

Finalmente mi dedico alla mia cena. Apro la confezione, verso gli gnocchi nel piatto e sono al pomodoro e funghi.
Sospiro.
Ma non fa niente, questa e’ l’India dove niente e’ mai sicuro e quadrato come (a volte) vorresti.
Pero’ erano buoni!

Tagged with:  

On agosto 17, 2009, in Senza categoria, by prepapero

Soft



E’ solo un momento, un momento soffice e sottile, il momento in cui inizia a piovere, la notte.
E’ gia’ mezzanotte e forse non sarebbe il caso di scrivere a quest’ora ma quando l’ispirazione bussa…
"Il cambio, qualcosa su cui possiamo sempre contare" dice l’istruttrice di yoga che seguo su internet e questa frase mi da’ insieme sollievo e un po’ di noia.

E’ successo l’impossibile, ho sfiorato per un attimo il cielo con un dito: sono riuscito a farmi ridare da un indiano 50 rupie che avevo pagato in piu’ per la mia nuova carta sim, dopo essermi accorto della abominevole cresta che aveva applicato:  la sim costava 50 rupie e me ne aveva chieste 100. Sono rientrato pensando
- col piffero che mi rida’ i soldi, pero’ per correttezza almeno faccio un po’ di bordello
e dopo aver discusso qualche minuto il commesso fa una chiamata, poi mi guarda e fa cenno al compare, che conta i soldi e -senza guardarmi- mi rida’ 50 rupie.
Dev’essere stato ben strano anche per lui: un gora, uno straniero, che non parla ne’ hindi ne’ marathi, che riesce a riprendersi da una subdola fregatura…

Non mi pareva vero… un’atmosfera surreale improvvisamente pervadeva il negozio… sono uscito e poi ho realizzato: ci si indianizza poco a poco, senza rendersene conto

Un saluto e un abbraccio a chi si sta vivendo appieno l’estate. Qui l’estate ce la siamo gia’ giocata tempo fa.

Tagged with:  

On agosto 11, 2009, in Senza categoria, by prepapero

Pizza night


Succede,  è già successo e probabilmente succederà ancora in futuro: il lievito non funziona o non è sufficiente. La pasta della pizza non si gonfia, testardamente la inforno lo stesso e la mangio. Croccante e pesante come un mattoncino Lego, ma si sa, la fame…

Finalmente un po’ di musica nuova in cuffia, stasera domina una raccolta di Marvin Gaye dal sound vellutato e dolce, come suole essere MG. Parte una canzone live con le urla in sottofondo delle fan di quest’omaccione barbuto dai pantaloni a campana.

Nella casa regna il silenzio, si ode lontano il rumore di un treno lontano (cit.) e il rauco tossire della signora del piano di sotto che tutti i giorni da mattina a sera si martirizza i polmoni già pericolosamente provati. Spinge la tosse al limite del conato di vomito e ogni colpo di tosse secondo me potrebbe essere l’ultimo. C’è un silenzio… e poi riprende. Potrei scendere e darle uno sciroppino.

Invece rotolerò fino al grande letto, sperando di poterne usufruire appieno stanotte senza dover ingaggiare lotte notturne per le coperte.
Saluterò Marvin, hasta domani amigo, nos vemos.
E che la pizza mi perdoni

(guardate che chicca d’immagine che ho trovato… pizzette sulla pizza)

Tagged with:  

On agosto 3, 2009, in Senza categoria, by prepapero

Invisibili


"La strada che porta alla felicita’ passa per una fetta di torta al cioccolato"

Una notte da stare a guardare la luna, a sentire il rombare secco dei riksaw sotto casa, le strombazzate dei treni… e invece ce ne siamo andati alla "Pizzeria" non lontano dall’ashram di Osho per salutare un ragazzo che parte e se ne torna a casa, a Delhi.

Un futuro che e’ ora, una storia d’amore che nessuno sa come andra’ a finire e nessuno sa come e’ iniziata: tutti gli ingredienti per un’insalata di giorni; cieli in scomposizione tra nuvole e azzurro, sole e pioggia. Scusate la sintassi.

A volte ci perdiamo nelle pieghe di un tovagliolo, altre volte saliamo le scale a due a due senza mai stancarci fino al tetto ed oltre. Ma basta un sopracciglio alzato per mandare al diavolo tutto, gettare le carte da gioco in aria come se fossero coriandoli e ritornare a ballare uno sui piedi dell’altra.

La notte vira in azzurro cara, torniamo a letto senza pensarci piu’ di tanto.

Presto arrivera’ la mattina con i suoi doveri, che cancella tutte le domande notturne, che mi porta il latte fresco e le uova. La mattina e’ razionale, lasciamo alla notte il gravoso compito di caricarsi sulle spalle le nostre poesie, le nostre sensazioni e i nostri mal di pancia.

…e vorrei porterti dire
"guarda che luna! guarda che mare!"

Tagged with:  

On luglio 30, 2009, in Senza categoria, by prepapero

Pillole di vita indiana


A volte mi sono chiesto come poter descrivere la vita in India, la vita con gli indiani e tra gli indiani.
Oggi ho l’opportunita’ di portarvi un paio di esempi esplicativi di quello che e’ vivere qui e dover aver a che fare con gli indiani.

Ore nove di sera, mi accorgo che in casa mi mancano un paio di cose: sapone per le mani, acqua e uova e chiamo il negozio sotto casa, Hari Om, per farmi recapitare queste cose.

Risponde il solito cassiere svogliato e mezzo sordo.
Ecco la conversazione:
Io -Pronto?
Cassiere – Si? Pronto?
-Salve, ho bisogno di sei uova, acqua e sapo…
-Pronto? Pronto?
-Si, mi sente? Vorrei…
-Pronto?
-Si… Mi sente?
-Si
-Ecco, vorrei delle uova, 6, e …
-Dove? (interrompono sempre)
-L’indirizzo e’ Via roma 5 (indirizzo fittizio per via della mia privacy )(non vorrei trovarvi tutti sotto al mio portone, un giorno)(ma uno per volta vi accetto)
-Dove?
-Si, via Roma 5, affianco a…
-Che numero di appartamento?
- Dodici. E vorrei anche dell’acqua e del sapone.
-Ok, arrivederci

Passano venti minuti (un tempo minimo per l’India, quasi un nonnulla per una consegna a domicilio) e suonano alla porta. E’ il garzone che ha portato tutto ma non le uova.
Glielo faccio notare e mi risponde con un disarmante "le uova non le teniamo".
Che gia’ li’… ma vabbe’. Riprendo il telefono, ormai sono le nove e venti di sera, un orario borderline per l’India dove alle dieci e’ gia’ quasi notte e la gente sparisce, i negozi chiudono e i bambini vanno a dormire e chiamo il secondo negozio sotto casa.
Ecco la registrazione della chiamata, stasera mi sento la vostra D’Addario ( i residenti in Italia si stanno chiedendo "D’Addario chi?"):
Io -Pronto?
La ragazza del negozio-Pronto?
(tralascio una fila lunghissima di Pronto?, le comunicazioni al telefono spesso lasciano a desiderare per i primi dieci secondi)
Io- Salve, vorrei sei uova, sto in via roma bla bla
Lei- Come? Sei uova?
-Si, sei uova
-SOLO SEI UOVA??
-Si.
-Ah, solo sei uova… (pausa) veramente non abbiamo uova.
-Grazie, buona sera.

Almeno lei e’ stata onesta. E ripensando alla prima spedizione del garzone senza uova mi sono reso conto che questa seconda volta avrebbero dovuto mandare su da me il garzone a mani vuote perche’ le uova non ne hanno ( o non me le vogliono vendere)( o e’ troppo lavoro portarmi SOLO sei uova)(questo non lo sapremo mai). Fatto sta che la mia frittata, oggi, non s’ha da fare. Ma passiamo al secondo e piu’ interessante caso di indianita’ nei rapporti commerciali.

Da due settimane ho una connessione internet prepagata con un’azienda famosa in India, dicono che sia la migliore, secondo me fa un po’ caghe’ ma tant’e’. In ogni caso il contratto prevede che io paghi un tot per poter scaricare un quantitativo di Megabyte poi quando questo monte Megabyte finisce torno al negozio, pago per altri Mb e via cosi. Oggi in una pausa tra una meditazione e l’altra sono passato al negozio per comprare altri MB. E qui risiede il mio primo passo falso: pensare che in una qualsiasi intervallo limitato di tempo si possa ottenere qualcosa di utile in India; per fare veramente qualcosa bisogna prendersi tutto il tempo possibile, essere pronti a ripassare domani, dopodomani e fra una settimana e dedicare a quest’attivita’ ore e ore della tua vita.

In ogni caso entro nel negozio e parlo con il boss, gli dico che voglio altri Mb, il boss controlla il via internet il mio saldo e mi dice
-Ma come? Hai ancora parecchio credito.

E io gli rispondo che no, ho controllato oggi e il credito e’ quasi finito. Effettivamente ricontrolliamo e il credito e’ quasi zero. Lui, senza proferire verbo sobre questa svista, in silenzio prende i miei soldi e li passa all’impiegata che fa le ricariche. Dopo buoni dieci minuti gli chiedo se e’ tutto ok e mi dicono di si’. Chiedo se la ricarica e’ immediata e mi rispondono di si. Contento esco dal negozio e torno a casa.

E qui sta il secondo errore che l’occidentale tende a commettere: non controllare, fidarsi ciecamente della efficienza dei lavoratori.
Torno a casa stanco e provato e dopo aver realizzato che la frittata oggi non vedra’ la luce mi collego a internet e per scrupolo controllo il credito (dopo quattro mesi di India qualcosa avro’ pure imparato) ed e’ ancora come prima, quasi zero.

Ma ormai e’ troppo tardi per chiamare il negozio… lo faro’ domani.


(nella foto, un paese che sto imparando ad amare)

Tagged with:  

On luglio 25, 2009, in Senza categoria, by prepapero

Andata e ritorno


Ritorno alle origini, alle cose semplici, a una tazza di caffe’ istantaneo "Le Voyager, Cafe’ de Taiwan" addolcito con zucchero di barbabietola. Ritorno a una mattina che piove ma poi spunta il sole, una mattina in cui mi ricordo da dove vengo, di quanto mi piaccia ascoltare Eek-a-mouse mentre il tempo scivola via facendo un passo avanti e un passo indietro.

Ci vorrebbe un po’ di relax per staccare dalla vacanza.

Ogni volta che scorro le pagine dei lavori informatici mi metto le mani sugli occhi e poi le faccio scivolare verso il mento. Soltanto leggendo chi cercano, cosa propongono gia’ sento su di me quegli uffici grigi, quelle facce tristi, le salette per la pausa caffe’.

Ma oggi pomeriggio si torna a passeggiare per l’ashram con addosso la solita tunica bordo’ a cui ormai mi sono abituato e disabituato in questi giorni di eremitaggio casalingo.

Un post senza finale.

Tagged with:  

Siti per blog